Raccolta di notizie, linee guida ed informazioni di medicina.
Screening del Tumore al Colon, quando il telefono aiuta
Gli avvisi via telefono aumentano l'adesione allo screening per il tumore del colon Scritto da: Staff Medelit Si segnala uno studio effettuato negli Stati Uniti, tra cittadini di Washington e dell'Oregon riguardante soggetti a rischio di sviluppo di Tumore al Colon, dove la prevenzione e la diagnosi precoce giocano un ruolo decisamente importante. Lo studio ha coinvolto circa 6000 pazienti, metà di loro è stato contattato telefonicamente tramite avvisi telefonici circa l'importanza di effettuare gli esami di screening per il tumore al colon, agli stessi è stato offerto un kit per effettuare direttamente a casa il test per la ricerca del sangue occulto fecale. La differenza in termini di adesione alla campagna di prevenzione è stata rispettivamente del 22.5% per i soggetti avvisati telefonicamente, del 16% per i pazienti non avvisati telefonicamente. Lo studio, mette in risalto anche i numeri del tumore al colon negli Stati Uniti dove, più di 52.000 persone perdono la vita a causa del tumore al colon, questo fa di questa patologia la seconda causa di morte da tumore nel paese. Il responsabile della task force del servizio di medicina preventiva statunitense, ribadisce l'importanza di iniziare i test di screening all'età di 50 anni, mentre per i soggetti ad alto rischio sarebbe meglio iniziare in più giovane età. Per sapere se si appartiene ad una categoria a rischio sviluppo di cancro al colon parlate con il vostro Medico di Medicina Generale o contattate un Medico Oncologo, sicuramente saprà dare risposta a tutte le vostre domande o i vostri dubbi. Anche in caso di diagnosi già effettuata, possono rimanere dubbi od incertezze, anche in questo caso una visita Specialistica Oncologica di "second opinion" può chiarire eventuali dubbi residui. Sempre una volta effettuata la diagnosi di tumore, una volta impostata la terapia, è necessario monitorare nel tempo l'andamento della patologia, anche in questo caso possono essere richeste le visite di monitoraggio dell'oncologo direttamente al proprio domicilio. Tra gli aspetti più devastanti della patologia tumorale va segnalato sicuramente il forte impatto sul lato psicologico, sia per il paziente sia per gli stessi famigliari, in questi casi è indubbiamente utile un supporto specifico da intendersi sotto forma di assistenza psicologica al malato oncologico ed agli stessi famigliari. Tra i metodi di screening ad oggi utilizzati abbiamo la colonscopia, la sigmoidoscopia e l'esame per la ricerca di sangue occulto fecale.
Coliche Neonatali: Cosa sono e come affrontarle
Coliche Neonatali: Cosa sono e come affrontarle Anche se quando si parla di coliche neonatali si pensa sempre ad un problema di aria nel pancino, in realtà oggi il termine “colica” viene usato per descrivere tutti quei casi in cui il neonato piange in modo inconsolabile più o meno sempre negli stessi orari di tutti i giorni. La definizione più comune di colica è: pianto inconsolabile per 3 o più ore al giorno per almeno 3 giorni la settimana e per più di tre settimane in un neonato altrimenti sano e ben nutrito. La colica può diventare un serio motivo di stress sia per voi che per il vostro bambini, ma consolatevi perchè generalmente ha vita breve! Nell’arco di qualche settimana o mese le coliche finiscono e avrete superato la prima vera difficoltà di neogenitori. Lamenti e pianti sono normali nei neonati ed un neonato “piagnucolone” non necessariamente è affetto da coliche. Se il neonato è ben nutrito e sano, i segni di colica possono includere: Crisi di pianto ripetute e prevedibili. Nelle coliche neonatali, le crisi di pianto si presentanto intorno allo stesso orario tutti i giorni, generalmente verso pomeriggio-sera. Possono durare da qualche minuto a più di tre ore. Il pianto inzia generalmente in modo repentino e senza motivo apparente. Verso la fine della colica il bambino potrebbe scaricarsi o avere un passaggio di gas. Pianto incontrollabile ed inconsolabile. Il pianto da colica è intense e generalmente acuto. Il neonato potrebbe diventare rosso in viso e può diventare estremamente difficile se non impossibile calmarlo. Cambiamenti di postura: spesso il bambino in preda ad una colica tenderà a ripiegare le gambe verso il tronco, a stringere le mani a pugno e a tendere i muscoli addominali. Circa il 25% dei neonati viene colpito da coliche neonatal. Queste si presentano generalmente poche settimane dopo la nascita e tendono a regredire dopo il terzo mese di età ed anche se in alcuni casi possono persistere più a lungo, nel 90 % dei casi le coliche spariscono entro i 9 mesi di vita al massimo. Quando rivolgersi al medico: Se avete il sospetto che il pianto sia dovuto ad una caduta, malattia o lesione. Se il pianto si associa anche a dei cambiamenti nelle abitudini alimentari, nel comportamento o nel ritmo sonno-veglia del vostro bambino. Cause delle coliche neonatali: Le cause della colica neonatale sono sconosciute. I ricercatori hanno esplorato numerose possibilità, incluse le allergie, intolleranza al lattosio, immaturità del sistema digestivo neonatale, ansietà materna ed il modo in cui il neonato viene nutrito e confortato. Tuttavia è ancora un mistero come mai alcuni neonati soffrano di coliche ed altri no. Fattori di rischio: Sono state avanzate moltissime teorie sui fattori di rischio per le coliche neonatali, ma la sola per la quale si abbiano dei dati più certi è che il fumo materno durante la gravidanza ed allattamento sono associati ad un maggiore rischio per il neonato di sviluppare le coliche. False restano invece le idee che le coliche siano più frequenti nei primogeniti o nei bambini allattati artificialmente. D’altra parte anche il sesso dei neonato e la dieta materna non sembrano influenzare l’instaurarsi delle coliche. Complicanze: Le uniche complicanze che possono derivare dalle coliche neonatali riguardano il già delicato equilibrio famigliare nei primi mesi dopo la nascita. Le coliche possono infatti creare grande frustrazione nei genitori che possono presentare più frequentemente episodi di depressione o più raramente anche segni di aggressività nei confronti del neonato. In questi casi è sicuramente una buona idea richiedere aiuto. Cosa fare: Per prima cosa è bene capire quali siano gli schemi di pianto presentati dal vostro bambino: quando e quanto spesso avvengono? Quanto durano? Il bambino ha dei comportamenti particolari prima, durante o dopo la colica? Tenete traccia dei metodi che avete provato ad utilizzare per tranquillizzare il bambino ed i risultati ottenuti. Osservate gli orari dei pasti e le abitudini alimentari del vostro bambino, oltre che l’andamento del peso. Con queste informazioni in mano potrete riveolgervi al pediatra per meglio comprendere se vostro figlio soffra effettivamente di coliche neonatali. Il medico potrà visitare il neonato per escludere altre possibili cause di malessere. Nel caso in cui vi sia effettivamente il sospetto di coliche neonatali potrete chiedere al medico cosa aspettarvi, come gestirle e che soluzioni adottare. Trattamento delle coliche: Non esiste trattamento che elimini le coliche neonatali. Le coliche regrediscono da sole generalmente non oltre il terzo mese di vita. La maggior parte delle persone che vi circondano vi riferirà che “dopo uno svariato numero di tentativi con gli intrugli più strani” è riuscita a risolvere le coliche neonatali con qualche “magica terapia”. Tenete in considerazione che nella quasi totalità dei casi i genitori passano settimane a tentare con diverse terapie ed il problema molto probabilmente si è risolto non per l’efficacia della “cura” magica tentata per ultima ma perché con il passare del tempo le coliche si sono risolte da sole! I farmaci disponibili sul mercato non hanno efficacia provata ed alcuni hanno effetti collaterali piuttosto importanti. Alcune ricerche hanno ultimamente suggerito l’efficacia di trattamenti a base di probiotici, che aiuterebbero a mentenere una flora batterica intestinale equilibrata. Tuttavia sono indispensabili maggiori ricerche per determinarne la reale utilità. In qualsiasi caso è meglio interpellare il medico prima di tentare con qualsiasi terapia farmacologica. Anche se non si possono eliminare, ogni genitore trova un suo modo di affrontare le coliche del proprio bambino e dei metodi utili nel gestirle. Cercate di non disperare e di non perdere la pazienza. Se arrivate al limite di sopportazione cercate di farvi dare il cambio da qualcun altro e di prendervi qualche momento per recuperare la calma. Ricordate che le coliche generalmente regrediscono entro i 3-4 mesi di vita e molto spesso questo avviene anora prima. Consigli utili per affrontare le coliche: Controllare che non ci siano altri motivi di sconforto per neonato (fame/pannolino sporco o altro). Creare un’atmosfera rilassata. Se siete stressati ed ansiosi il vostro bambino lo percepirà. Se stress e/o depressione diventano un problema rivolgetevi ad uno psicologo o ad un medico. Confortate il bambino e tenetelo in braccio o in una fascia portabebè. A volte è utile tenere il bambino in braccio ma tenete presente che spesso questo non è sufficiente a calmare il pianto. Se superate i limiti di pazienza piuttosto, dopo essersi accertati che non ci siano altri motivi di pianto, è meglio lasciare il bambino nella sua culla ed allontanarsi per una decina di minuti in modo da avere il tempo di calmarsi. Mai scuotere il neonato. Allattate il bambino. Se pensate che abbia fame, provate ad attaccare il bambino al seno, mantenendolo in una posizione piuttosto verticale ed aiutandolo a fare il ruttino spesso. Può essere utile svuotare un seno completamente prima di passare all’altro visto che l’ultimo latte a fuoriuscire è più nutriente e ricco rispetto al primo. Provate a dargli il ciuccio. Per molti neonati ha un effetto tranquillizzante. Tenete il bambino in movimento. Provate a tenere il bambino a pancia in giù sulle ginocchia, ondeggiandole lentamente oppure provate a passeggiare con il bambino in braccio o a metterlo in un dondolo. Provate con la musica. Cantare una ninna nanna può servire anche a voi per mantenere la calma. Aumentate il rumore di fondo. Alcuni bambini piangono di meno quando sentono rumore di fondo. Provate ad emettere un continuo “shhhh” mentre camminate con lui o mettete della musica rilassante di fondo o accendete qualche utensile che faccia un rumore ripetitivo e ritmico. L’importante è che siano rumori rilassanti. Provate con un bagnetto caldo ed un massaggio soprattutto sulla pancia. Se allattate al seno provate a cambiare dieta. Non ci sono prove scientifiche certe, ma potrebbe essere utile elimiinare latticini, agrumi, cibi piccanti o contenenti caffeina. Se usate un biberon provate a cambiare tipo di bottiglia/tettarella. Time-out. Amici, famigliari, vicini di casa sono spesso disponibili ad aiutare. L’importante è che si tratti di una persona tranquilla e possibilmente che ne intervenga una alla volta così da non creare troppo “movimento” attorno al bambino. Se riuscite a farvi dare il cambio da qualcuno di fidato per qualche ora vi potrà sicuramente fare del bene. Anche per le mamme che allattano in caso di necessità può essere utile raccogliere il latte e lasciare il bambino al papà per la notte così da riuscire a dormire qualche ora in più e recuperare l’energia. Medicina Alternativa: Alcuni dei rimedi alternativi riportati dai genitori (tuttavia non supportati da evidenze scientifiche) sono: Tisane e rimedi vari a base di erbe (es. semi di finocchio) Assunzione di glucosio Massaggio neonatale Osteopatia neonatale Alcune forme di terapia alternative possono anche essere pericolose ed interferire con l’allattamento quindi comunque è meglio chiedere consiglio al medico prima di provarle. Importante è ricordare che le coliche passano e che bisogna di mantenere la calma. Se ritenete di essere al limite di sopportazione rivolgetevi ad aiuto medico o psicologico, ricordandovi che anche per le persone più forti e pazienti le coliche neonatali possono diventare una seria prova
Scompenso Cardiaco:e se mi Curassi a Casa?
Scompenso Cardiaco: L’Assistenza Domiciliare si prospetta come valida alternativa all’Ospedale L’insufficienza cardiaca cronica è una sindrome progressiva e debilitante che affligge quasi 13 milioni di persone solo tra Europa e Stati Uniti. I ricoveri associati ad insufficienza cardiaca sono in continuo e progressivo aumento e si attestano oggi intorno al 2-3% delle persone di età superiore agli 85 anni. Negli Stati Uniti lo scompenso cardiaco porta al ricovero di più di 1 milione di persone all’anno e ad un rischio del 50% di un secondo ricovero entro i 6 mesi dalla dimissione. Anche se l’ambiente ospedaliero è lo standard per le cure mediche in casi acuti, rappresenta anche un ambiente di rischio per le persone anziane che vengono comunemente esposte a patologie iatrogene e nosocomiali (cioè associate al trattamento o all’ambiente di ricovero), declino funzionale ed altri eventi avversi. Secondo un articolo pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine, le cure domiciliari e l’ospedalizzazione a casa potrebbero rappresentare una pratica alternativa al ricovero ospedaliero per i pazienti con scompenso cardiaco acuto. Il gruppo di studio dell’Ospedale San Giovanni Battista, Università di Torino, ha infatti messo a confronto, in uno studio randomizzato, l’efficacia dell’assistenza domiciliare integrata con il tradizionale ricovero ospedialiero per pazienti affetti da scompenso cardiaco acuto. I pazienti scompensati di età superiore ai 75 anni sono stati assegnati in modo randomizzato al ricovero ospedaliero (53 pazienti) oppure all’ospedalizzazione a domicilio (48 pazienti) tramite servizio di geriatria domiciliare organizzato dall’ospedale e che prevedeva trattamenti e servizi di diagnostica direttamente a domicilio. A 6 mesi di distanza non sono riscontrate differenze in termini di mortalità (15% in totale) e successivi ricoveri tra i due gruppi di pazienti. Solo i pazienti del gruppo sottoposto ad ospedalizzazione domiciliare hanno tuttavia mostrato miglioramenti in termini di depressione, stato nutrizionale e qualità di vita. Lo studio ha inoltre riportato risultati sorprendenti nel confronto tra le due modalità di assistenza dei pazienti in termini di costi a carico del sistema sanitario nazionale: la spesa per paziente, per giorno in caso di ospedalizzazione domiciliare è stata calcolata di circa 160 Euro mentre il costo medio giornaliero di una degenza ospedaliera in reparto di area medica viene calcolato intorno ai 550-660 Euro. Le differenze sono da riferirsi all’assenza di spese generali (manutenzione, elettricità, riscaldamento, inservienti, ecc) e non a un minor impegno di risorse umane che anzi nel caso della domiciliarità sono dedicate ai pazienti con un rapporto numerico a netto vantaggio del paziente. Gli autori concludono sottolineando la presenza di un trend nei sistemi di assistenza sanitaria a favore della domiciliarità. Questi trend sono ulteriormente supportati dall’avanzamento di teletecnologie (trasmissione a distanza di elettrocardiogrammi, spirometrie, saturazione d’ossigeno, ecc) e dall’aumento delle richieste di assistenza a casa. Lo sviluppo dell’assistenza domiciliare necessiterà di ulteriori studi e risorse dedicate e realmente integrate.
Diagnosi e Cura delle Cefalee
Scritto da: Staff Medelit La cefalea, è tra i disturbi più frequentemente riferiti al medico da parte dei pazienti. Esistono tuttavia vari tipi di cef [...]
Audiometria e Calo dell’Udito
L'audiometria è l'esame strumentale base da fare in caso di calo dell'udito, l'esame audiometrico permette di individuare con precisione il livello minimo di suono che un individuo è in grado di percepire.Tra le cause che possono portare ad un calo fino alla perdita dell'udito si riconoscono: l'esposizione prolungata a suoni di determinate frequenze, l'età avanzata, alcune tipologie di farmaci, patologie infettive del canale uditivo e patologie di tipo neurologico con danno di tipo nervoso, da non sottovalutare anche il fatto che spesso problemi di perdita dell'udito hanno una trasmissione di tipo ereditario.
Oncologia a Domicilio
In una delle fasi più “delicate” nella storia di un malato oncologico, sono i professionisti sanitari a recarsi presso l’abitazione del paziente assicurando cure specialistiche come quelle erogate da un reparto ospedaliero tradizionale. Il vantaggio è quello di permettere al malato di restare in un ambiente noto e rassicurante, ossia nella propria abitazione, e di poter godere inoltre della vicinanza e presenza continua dei propri familiari. I bisogni del paziente vengono garantiti da un’equipe multidisciplinare che opera in sinergia per rispondere ai molteplici bisogni del malato e della sua famiglia. L'assistenza del paziente oncologico a domicilio prevede le cure mediche, infermieristiche, psicologiche ed umane necessarie. Questo tipo di trattamento al domiclio htra gli obiettivi principali sono: consentire alla persona malata di vivere la malattia nella propria abitazione continuando ad essere il “protagonista” delle scelte operate, evitare ricoveri inutili, assicurare la continuità delle cure ed una risposta ai vari bisogni del malato e del suo nucleo familiare, assicurare un sostegno ai familiari anche quando si conclude il periodo di assistenza al malato, per tutto il tempo che la famiglia ritiene necessario.