Scompenso Cardiaco:e se mi Curassi a Casa?
Scompenso Cardiaco: L’Assistenza Domiciliare si prospetta come valida alternativa all’Ospedale L’insufficienza cardiaca cronica è una sindrome progressiva e debilitante che affligge quasi 13 milioni di persone solo tra Europa e Stati Uniti. I ricoveri associati ad insufficienza cardiaca sono in continuo e progressivo aumento e si attestano oggi intorno al 2-3% delle persone di età superiore agli 85 anni. Negli Stati Uniti lo scompenso cardiaco porta al ricovero di più di 1 milione di persone all’anno e ad un rischio del 50% di un secondo ricovero entro i 6 mesi dalla dimissione. Anche se l’ambiente ospedaliero è lo standard per le cure mediche in casi acuti, rappresenta anche un ambiente di rischio per le persone anziane che vengono comunemente esposte a patologie iatrogene e nosocomiali (cioè associate al trattamento o all’ambiente di ricovero), declino funzionale ed altri eventi avversi. Secondo un articolo pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine, le cure domiciliari e l’ospedalizzazione a casa potrebbero rappresentare una pratica alternativa al ricovero ospedaliero per i pazienti con scompenso cardiaco acuto. Il gruppo di studio dell’Ospedale San Giovanni Battista, Università di Torino, ha infatti messo a confronto, in uno studio randomizzato, l’efficacia dell’assistenza domiciliare integrata con il tradizionale ricovero ospedialiero per pazienti affetti da scompenso cardiaco acuto. I pazienti scompensati di età superiore ai 75 anni sono stati assegnati in modo randomizzato al ricovero ospedaliero (53 pazienti) oppure all’ospedalizzazione a domicilio (48 pazienti) tramite servizio di geriatria domiciliare organizzato dall’ospedale e che prevedeva trattamenti e servizi di diagnostica direttamente a domicilio. A 6 mesi di distanza non sono riscontrate differenze in termini di mortalità (15% in totale) e successivi ricoveri tra i due gruppi di pazienti. Solo i pazienti del gruppo sottoposto ad ospedalizzazione domiciliare hanno tuttavia mostrato miglioramenti in termini di depressione, stato nutrizionale e qualità di vita. Lo studio ha inoltre riportato risultati sorprendenti nel confronto tra le due modalità di assistenza dei pazienti in termini di costi a carico del sistema sanitario nazionale: la spesa per paziente, per giorno in caso di ospedalizzazione domiciliare è stata calcolata di circa 160 Euro mentre il costo medio giornaliero di una degenza ospedaliera in reparto di area medica viene calcolato intorno ai 550-660 Euro. Le differenze sono da riferirsi all’assenza di spese generali (manutenzione, elettricità, riscaldamento, inservienti, ecc) e non a un minor impegno di risorse umane che anzi nel caso della domiciliarità sono dedicate ai pazienti con un rapporto numerico a netto vantaggio del paziente. Gli autori concludono sottolineando la presenza di un trend nei sistemi di assistenza sanitaria a favore della domiciliarità. Questi trend sono ulteriormente supportati dall’avanzamento di teletecnologie (trasmissione a distanza di elettrocardiogrammi, spirometrie, saturazione d’ossigeno, ecc) e dall’aumento delle richieste di assistenza a casa. Lo sviluppo dell’assistenza domiciliare necessiterà di ulteriori studi e risorse dedicate e realmente integrate.