Il Penn State College of Medicine annuncia di aver scoperto un virus capace di sterminare le cellule tumorali delle neoplasie mammarie “entro 7 giorni” dalla loro prima esposizione al virus in laboratorio.
Il virus, noto come adeno-associated virus type 2 (AAV2), è un virus naturalmente presente in modo innocuo in circa l’80% degli esseri umani. La ricerca ha evidenziato le sue proprietà anti-tumorali già a partire dal 2005, evidenziando gli effetti del virus non solo per il tumore della mammella, ma anche nei tumori della cervice uterina, dove ha infatti evidenziato come le donne portatrici di AAV2 e HPV fossero meno propense a sviluppare un tumore rispetto a quelle in cui il virus era assente.
Samina Alam, del gruppo di ricerca della Penn State dice “Se riuscissimo a determinare quali geni virali siano implicati nel meccanismo antitumorale ed a determinarne il funzionamento, potremmo utilizzare il virus stesso o le informazioni che ci fornisce per sviluppare nuove strategie terapeutiche”
La ricerca necessita di approfondimenti per poter capire quale sia la proteina prodotta dal virus in grado di uccidere in modo selettivo le cellule tumorali. Secondo il gruppo di ricerca potrebbe essere implicata la proteina myc, di cui è stata osservata un’aumentata produzione proprio in prossimità del momento della morte della cellula tumorale. Il loro lavoro è stato pubblicato su un recente numero di Molecular Cancer. Il virus AA2 non ha effetti sulle cellule sane. Tuttavia, esiste la possibilità che il suo utilizzo terapeutico induca una reazione immunitaria da parte dell’organismo. E’ quindi utile comprendere i meccanismo per i quali porta alla morte delle cellule tumorali così da poterne mimare l’azione senza dover utilizzare il virus vero e proprio.
In altri studi della Penn State è stato inoltre dimostrato un efficace effetto anti-tumorale del virus AAV2 anche per tumore della prostata, mesotelioma, carcinoma a cellule squamose e melanoma.
Lo studio per il tumore della mammella è stato di recentemente eseguito per la prima volta “in vivo” su delle cavie di laboratorio. I risultati di quest’ultimo verranno a breve pubblicati.
Altri centri partecipanti dello studio sono stati: Brian S. Bowser e Mohd Israr, Department of Microbiology and Immunology; Michael J. Conway, Section of Infection Diseases, Yale School of Medicine; e Apurva Tandon, Department of Microbiology, Immunology and Pathology, Colorado State University.
Referenze bibliografiche:
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