Scritto da: Staff  Medelit

Nelle persone sane il cuore ha un battito ritmico e regolare; quando ciò non avviene si può incorrere in una condizione chiamata aritmia cardiaca. Ogni forma di aritmia è a sè stante e tra queste ha particolare frequenza la fibrillazione atriale. Come si evince dal termine la fibrillazione atriale è un’aritmia caratterizzata dalla presenza di una fibrillazione o un tremito del muscolo cardiaco. Il verificarsi di questa condizione può essere molto pericoloso e portare allo scompenso cardiaco e all’infarto.

Il segno evidente della fibrillazione cardiaca è la presenza di un polso irregolare.

I sintomi della fibrillazione possono variare da una semplice sensazione di “sfarfallamento” del cuore al presentarsi di un vero e proprio dolore al petto, ma in una gran quota di persone questa aritmia cardiaca si presenta in modo del tutto silente.

Normalmente ogni battito cardiaco viene generato a partire da un segnale elettrico del nodo seno-atriale; il nodo atrio-ventricolare poi coordina il segnale regolando la contrazione dei ventricoli, così che le quattro camere cardiache pompino il sangue in modo coordinato e ritmato. Nella fibrillazione atriale, vengono inviati segnali anomali da diversi punti dell’atrio che provocano contrazioni in rapida successione degli atrii e l’invio di troppi segnali ai ventricoli. Questa condizione può risultare nell”aumento irregolare della frequenza cardiaca (tachiaritmia), con un ritmo che può arrivare anche ai 100-175 battiti al minuto contro la media di 60-100.

Qual’è la conseguenza di queste irregolarità? Se le camere cardiache non hanno una contrazione regolare e ritmata non hanno il modo di riempirsi e svuotarsi a dovere per poter “pompare” il sangue nell’organismo.

Le conseguenze non sono da sottovalutare: vertigini, affanno, debolezza e affaticamento, svenimenti.

Inoltre, se il cuore non si contrae come dovrebbe, il sangue rischia di ristagnare e formare un coagulo, che può essere trasportato fino al cervello causando un ictus. I soggetti affetti da fibrillazione atriale sono 6 volte più a rischio, rispetto agli individui sani, di sviluppare un ictus cerebrale.  Questo rischio aumenta ancora di più per coloro che si trovano ad avere le valvole cardiache danneggiate.

Con questo non bisogna pensare che i malati di fibrillazione atriale siano in costante stato di emergenza, ma bisogna stare attenti a cercare  tempestivamente aiuto medico in presenza di sintomi significativi come dolore al petto inusuali, polso irregolare o sensazione di svenimento. L’attenzione deve salire ulteriormente in presenza di sintomi di ictus, come intorpidimento e la comparsa improvvisa di deficit visivi o comunicativi. Bisogna fare attenzione a non sforzare eccessivamente il muscolo cardiaco.

Quali sono le cause di Fibrillazione Atriale?

Le cause più comuni di fibrillazione atriale sono generalmente associate a situazioni di “stress” sul muscolo cardiaco, come ad esempio nel caso di pressione  alta, patologia coronarica, infarto, scompenso cardiaco e valvulopatie. A volte  la fibrillazione nasce come conseguenza di patologie sistemiche come per esempio l’ipertioidismo.

Esistono quindi diversi fattori di rischio, tra cui alcuni controllabili ed altri indipendenti da noi.  Sono a maggior rischio  gli uomini caucasici di età superiore ai 60 anni, con una storia familiare di fibrillazione atriale.  L’obesità,  le malattie polmonari, l’utilizzo di alcuni farmaci e sostanze stimolanti, come droghe illegali ma anche caffeina e nicotina, ed infine l’assunzione di alcol, sono cause di fibrillazione che possono essere tenute sotto controllo.

A volte la fibrillazione atriale si manifesta isolatamente e senza cause evidenti; questo avviene più spesso nei soggetti giovani, di età inferiore ai 65 anni. In queste persone il battito generalmente torna regolare in maniera autonoma: in ogni caso sarebbe meglio sottoporsi ad un controllo, soprattutto se il battito accelerato è causa di altri disturbi.  Invece, per gli over 75 i dottori consigliano comunque il trattamento così da ridurre i rischi di ictus.

Non bisogna pensare che la fibrillazione atriale si manifesti sempre nella stessa maniera: inizialmente il battito irregolare può durare anche pochi secondi, oppure qualche settimana, poi può diventare più persistente. Se le cause sono dovute ad altre malattie, come i sopra citati problemi alla tiroide o una polmonite, il disordine può sparire una volta risolta la malattia.

Diagnosi della Fibrillazione Atriale:

Per diagnosticare questo disordine, l’analisi migliore cui sottoporsi è l’elettrocardiogramma oppure a un Holter ECG Dinamico, che  oggi possono essere eseguiti  anche a domicilio e permettono di registrare l’attività elettrica del cuore e rilevare eventuali anomalie.  Se da questi test emergono delle irregolarità,  il medico può richiedere un ecocardiogramma, in grado di evidenziare danni alle valvole o segni di scompenso cardiaco, oppure con un ECG da sforzo per verificare le condizioni che possono scatenare la fibrillazione atriale. A volte può essere necessario ricorrere alla cardioversione per ripristinare il ritmo cardiaco regolare.

Terapia della fibrillazione Atriale:

Manovre Vagali – durante un episodio di fibrillazione atriale il medico può chiedere di eseguire alcune manovre che influenzano il nervo vago, e che quindi aiutano a regolare il ritmo cardiaco. Tra le manovre vagali troviamo: tossire, comprimere i bulbi oculari, massaggiare la carotide, applicare ghiaccio sul viso, bere acqua fredda, aumentare la pressione addominale (manovra di valsalva) e molte altre.

Cardioversione – In alcune circostanze occorre uno “shock elettrico” per ripristinare il ritmo cardiaco. Questa procedura, nota come cardioversione, può necessitare una associazione con terapia anticoagulante nei casi di fibrillazione atriale persistente  da più di 2 giorni, visti i maggiori rischi di ictus.

Terapia medica – Nelle situazioni in cui i sintomi sono più lievi si può ricorrere a dei medicinali specifici, per controllare il ritmo ed evitare che sia troppo accelerato, evitando così altre conseguenze. In associazione ai farmaci antiartmici si possono assumere terapie anticoagulanti per ridurre i rischi di eventi ischemici.

Terapia Ablativa – in caso di mancata risposta alle terapie farmacologiche ed alla cardioversione la fibrillazione atriale si può trattare con la vera e propria eliminazione con apparecchi a radiofrequenza dei tessuti che provocano gli impulsi elettrici anormali.  Anche se non chirurgico, questo intervento è comunque gravato da rischi e viene quindi eseguito solo in seconda istanza.

Chirurgia – esiste anche la possibilità di intervento chirurgico, chiamato “procedura labirinto”. Vengono incisi dei piccoli tagli nel tessuto cardiaco  atriale per creare delle cicatrici, in modo da bloccare gli impulsi anomali che causano la fibrillazione (infatti il tessuto cicatriziale non conduce gli impulsi elettrici). Si può eseguire con un intervento a cuore aperto o con alternative meno invasive.

Pacemaker –da ultimo si può essere sottoposti all’inserimento di un pace-maker, che regolarizza i battiti cardiaci. Questa soluzione è molto utile per coloro in cui la fibrillazione atriale porta ad un ritmo bradicardico e per coloro che soffrono di affaticamento e respiro corto, ma anche per i soggetti precedentemente sottoposti ad ablazione. Il posizionamento di un pacemaker è considerato un intervento cardiaco minore ed ha generalmente una durata di 1 ora circa.

Prevenzione:

Molte persone sostengono che soffrire di fibrillazione atriale non ha effetti negativi sulle loro vite, mentre altri faticano molto a gestire i sintomi, come la stanchezza, il fiato corto e gli svenimenti. Sicuramente per entrambi i gruppi di soggetti è fondamentale prendere tutte le precauzioni possibili per evitare un ictus.

Le manovre di prevenzione della Fibrillazione Atriale includono una dieta nutrizionale che includa il pesce, l’esercizio fisico, tenere sotto controllo la pressione del sangue ed evitare di fumare. Inoltre è raccomandabile accertarsi della regolarità del ritmo cardiaco una volta al mese, soprattutto per coloro che hanno superato i 55 anni e presentano fattori di rischio per l’ictus.

Sono le stesse sane abitudini che ogni individuo dovrebbe seguire per evitare problemi cardiaci.